Savoca – Aprile 1965
Ai lettori!
Se qualcuno di Voi mi chiedesse cosa io stia guardando, qui da questa terrazza, forse non saprei rispondere!
O forse sì. Direi che la vostra domanda è un poco quella che io stesso ho rivolto alle “Mummie”, allineate nelle “Nicchie”, qui nel Convento dei Cappuccini di Savoca, o giacenti entro le urne, rattrappite, contorte e macabramente ghignanti!
«Cosa guardate?», ho chiesto!
Ma nessuna risposta, nessun rumore tranne quello dello svolazzare di un pipistrello che volava dentro le Nicchie!
Ora, fuori, accecato da un sole che dissolve ed annienta nella sua luce ogni colore ed ogni forma, mi chiedo ancora: «Cosa guardano quei morti? … Sentono ancora qualcosa?», ed io: «Cosa sto guardando? … Cosa provo? … Cosa sento?».
Forse tutto! O forse niente!
Sento soltanto che l’anima del mondo, dell’Umanità e delle cose è nelle cose e che in esse è l’essenza della “Verità”!
Sento che questa Verità è Dio, e Dio è l’Universo e che noi siamo parte di esso. Sento che forse è impossibile fissare certi limiti ed ancor più tentare di definirli.
Sento che è più facile distruggere una vita, anziché crearla!
Sento che la Vita e la Morte camminano insieme, si fondono e si confondono, come il passato si fonda con il presente e vive in esso!
Sento che ci son cose che non potremo mai spiegarci, ma soltanto sentire, avvertire e forse appena intuire!
Sento, soprattutto, che Dio è qui, fra queste cose ed in queste cose che mi sono intorno ed io sono in Dio perché ne avverto la Sua presenza!
Sento che lo “Spirito” e l’ “Anima” degli uomini vive e vivrà sempre oltre la morte e al di sopra della materia.
Forse ora soltanto sto comprendendo cosa volevano rivelarmi le or­bite vuote dei Morti, e cioè: che pur loro – da vivi – sentivano la presenza di questo Dio, sul quale ora fissano i loro sguardi gelati dalla morte!