Rosario Livatino. La semplicità del coraggio. A trentatrè anni dalla sua morte
€36.00
Autore: a cura di Attilio Cavallaro
ISBN: 9788874426164
Anno: 2024
Pagine: 344
Formato: 14,8×21
Foto / Illustrazioni: a colori
«Questo volume non costituisce una semplice, pur ricca e curata, raccolta di scritti, narrazioni, raffigurazioni, momenti di spiritualità e di raccoglimento, in memoria di un grande magistrato, Rosario Livatino, che ha offerto la sua vita a tutela dei sommi valori di legalità e di giustizia. Esso esprime, anche e soprattutto, una testimonianza del passato che si traduce in un messaggio per il futuro a tutte le persone oneste e di buona volontà perché ricevano dal ricordo del sacrificio dei martiri della giustizia la giusta scossa e l’appropriato stimolo per liberare se stessi e la collettività in cui vivono dalle forze del male che, incidendo pesantemente sulle condizioni di vita, sulle relazioni economiche di tutti gli individui che ne fanno parte, rappresenta un freno a qualsiasi ordinato sviluppo e un limite all’espressione dei sommi valori che dovrebbero sempre sorreggerla.
L’appassionato impegno del dott. Attilio Cavallaro ha consentito di realizzare una pubblicazione che è un monumento alla memoria di un magistrato buono, che ha fatto degli ideali di giustizia e della fede una ragione di vita, e di quanti altri come lui – rappresentanti delle istituzioni, avvocati, uomini politici, sindacalisti, imprenditori, semplici cittadini – hanno cercato, con spregio della loro vita, incuranti del grave pericolo per i loro affetti e interessi morali e materiali, di contrapporsi alla nefasta influenza delle organizzazioni criminali …
… Il materiale fotografico raccolto riafferma la grande condivisione dei valori del diritto e della legalità quali indefettibili cardini di una società consapevole ai fini di una crescita morale che si traduce poi nel miglioramento delle condizioni di vita individuale e collettiva ispirate al bene comune, nelle quali ognuno possa realizzarsi in modo da assicurare il rispetto degli altri» (dalla Introduzione del dott. Guido Marletta).
Non vi può essere relazione alcuna
fra l’immagine del magistrato e la società che cambia,
nel senso che la prima non dovrà subire modificazione alcuna,
quali che siano i capricci di costume della seconda:
il giudice di ogni tempo deve essere ed apparire libero ed indipendente,
e tanto può essere ed apparire ove egli stesso lo voglia
e deve volerlo per essere degno della sua funzione
e non tradire il suo mandato.
Rosario Livatino
«Quando Rosario scrive “Fede e Diritto” si rivela un agostiniano, il Cristiano, il convertito. Ho avuto come allievo al Liceo di Canicattì il giovane Livatino solo in seconda e in terza. Questi ha scoperto da sé l’Agostino di Tagaste, l’Agostino di Ragione e Fede. Con me ha conosciuto Benedetto Croce. Si ha che quest’ultimo scrive Storia d’Europa e incarna l’agostiniana Fede nella Città di Dio. Rosario Livatino scrive “Fede e Diritto” e incarna l’agostiniana Fede nella “Città di Dio. Il filosofo abruzzese e il giudice canicattinese sono in perfetta sintonia. Entrambi, bravi razionalisti, seguono la via indicata dal Maestro di Tagaste. Rispettivamente: salire dal basso per giungere alla “Libertà di Dio” e quindi “Liberalismo come Religione della Libertà”; salire dal basso per giungere alla Fede e confermarla» (Giuseppe Peritore).
«Forte era in lui la voglia di costruire una Sicilia senza violenza, senza mafie. Aveva un sogno, il sogno dei grandi: ripulire l’isola dai poteri criminali. E per fare questo dovette puntare i riflettori anche verso la politica, scoprendo cose inaudite. Commistioni incredibili e addirittura un ministro della Repubblica colluso con la mafia. Rosario non esitò neppure un attimo a chiamare il ministro a discolparsi in tribunale nonostante tutti gli avvisi che gli piovevano addosso di lasciare stare e le telefonate da Montecitorio. Ma per Rosario “la legge era uguale per tutti” e “tutti erano uguali davanti alla legge”.
C’erano poi le misure chieste contro alcuni boss, sia di carattere restrittivo che patrimoniale, come le confische di beni.
C’era il suo contrasto con il giudice ammazzasentenze di Roma, Corrado Carnevale, al quale aveva dato una lezione di diritto, ed era solo l’inizio …» (Attilio Cavallaro).
In copertina:
Busto di Rosario Livatino, opera del M° Giovanni Sgalambieri di Comiso.
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