Le pietre parlano. Paradossali vicende di pittoreschi personaggi siciliani
€18.00
Autore: Cesarino Di Vincenzo
ISBN: 9788874422654
Anno: 1999
Pagine: 208
Formato: 14,8×21
Foto / Illustrazioni: sì, in b/n
A Castania le pietre parlano
Ovunque, intorno, vedi pietre: pietre acconcie nella muratura delle case, grandi pietre ben solide e squadrate ai cantonali; pietre scalpellinate a far da stipiti agli infissi con archi tondi e chiave di volta o con archi a sesto ribassato, splendidi portali lavorati con estrema raffinatezza, pietre a comporre il lastricato delle strade.
Di pietra sono i muri a secco delle terrazze.
Pietre infisse con incise piccole croci per demarcare confini e croci di pietra sulle tombe; pietre cave per fontanili o per modesti truogoli, grandi mole di pietra per macinare o mole per affilare, pietre lavorate a bocciarda per grandi scalinate, pietre scolpite con arte e maestria per colonne tortili, paraste, architravi, capitelli ed altari. Pietre rifinite a facciavista per sobri rivestimenti di interni monumentali.
Parlano tutte, e raccontano di fatiche eroiche di intere generazioni impegnate a spietrare i suoli alluvionali per ricavarne coltivi, costruire muri, case, strade, chiese e conventi; parlano per ricordarti l’antica saggezza di un popolo operoso e geniale capace di plasmare con amore e perizia quest’umile materia dandole vitalità e risalto per riaverne beneficio materiale e godimento spirituale.
Spesso incontri enormi massi affioranti e talora lettiere acclivie intatte, o cave abbandonate che sembrano offrirsi per un nuovo impiego: eppure restano lì, invitanti ed immobili, senza che nessuno le cerchi.
Le pietre sembrano mute, ed invece parlano. Se non riusciamo a sentirle, la colpa non è loro, ma certamente nostra ché non ne abbiamo ancora compreso il linguaggio.
Prefazione di Melo Freni
Cesare Di Vincenzo, nativo dei Nebrodi, dove è fortemente radicato, ha operato nel management informatico e bancario e nel mondo sindacale.
Si considera soprattutto un agricoltore dato in prestito per una lunga stagione agli Host computers ed alle banche.
Da qualche anno, scaduto l’ingaggio, ha fatto ritorno alle radici e vive tra Palermo, Messina e le terre di Castania, che si ostina a coltivare con metodi tradizionali, costringendo moglie e figli, con al seguito cane e gatto di casa, a frequenti spostamenti più somiglianti a mezzi traslochi.
Ama la natura, il latino, la gente semplice, le belle donne, le vecchie auto, la poetica dantesca e quella dei cantastorie siciliani.
Ha scritto questo libro, carico di “sicilianitudine”, preoccupato che, con il venir meno della “oralità”, si stia anche disperdendo un patrimonio di piccole storie, di fatti e di personaggi ancora vividi nella memoria locale, ma purtroppo già condannati all’oblìo dalla massificazione culturale.
Ha promesso che, dopo questo libro, difficilmente ne scriverà altri di pari argomento, ma spera che qualcuno scopra il piacere di continuare a narrare le storie e le vicende umane di questo particolare angolo di Sicilia.
Sullo sfondo di un microcosmo siciliano di cinquant’anni fa ed oltre agiscono una serie di personaggi sanguigni ed espressivi, protagonisti di storie spesso paradossali, ma cariche di una sicilianità vissuta con originalità e con ironia quasi pirandelliana.
A margine della rassegna di personaggi pittoreschi, quali patrizi in decadenza, sindaci carismatici, avvocati furbastri, sarti maldestri, conzaossa autodidatta, agricoltori poeti ecc., affiora l’amarezza di vedere le borgate spopolarsi, triste presagio del prossimo disfacimento della cultura e dell’identità di un popolo.
Sul piano formale, la scioltezza della narrazione non trascura il recupero morfologico della “parlata”, fatto questo assai prezioso in un momento di appiattimento della lingua, dei dialetti e dei modi di dire.
E che la proposta di non immolarsi al “nuovo” e di non farsi omologare e travolgere dal “tecnologico” provenga proprio da un manager informatico, sensibilissimo al know-how, non è fatto insolito, stante che, sovente, tra gli uomini e le cose si stabiliscono rapporti di odio-amore complessi, profondi ed inspiegabili.
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