«È questa la lezione che personalmente ho colto nello scritto che segue. Vi ho percepito uno spirito e una fiducia nel futuro che oggi stentiamo ad avere, scettici come siamo sul futuro del no­stro Paese e se valga la pena di fare sacrifici per Maastricht … Oggi, vivendo in un’epoca di pace, siamo ciechi; allora, vi­vendo in un’epoca buia, ognuno sapeva che il domani sarebbe stato migliore e che valeva la pena di lottare per cambiare le cose» (dalla Presentazione di Paolo Monello).

«È un’affabulazione che ci riporta ai racconti dei nonni, agli stenti per guadagnarsi la vita ed alla gioia per averla conquistata, quando attorno, alla “conca”, d’inverno, si celebrava il culto dello stare insieme, del tramandarsi il tempo che fu …» (dalla Prefazione di Angelo Campanella).

«L’Autrice ha acceso un fascio di luce sui problemi di sopravvivenza dell’intera comu­nità vittoriese nel periodo considerato, problemi quasi mai rievocati nelle relative ricostruzioni storiche fatte di recente e pubblicate da alcuni ricercatori locali che si sono limitati a descrivere soltanto gli eventi militari, le battaglie, i bom­bardamenti, le stragi per­petrate dalle truppe d’invasione» (dalla Postfazione di Salvatore Bucchieri).

«Da insegnante sedotta dalla bellezza della parola, l’Autrice non resiste alla tentazione di restituire i fatti fa­cendo ricorso a immagini efficaci e poetiche» (dalla Postfa­zione di Antonella Giardina).