Felicia è una donna siciliana che visse in una piccola comunità in un paese dei monti Nebrodi, in Sicilia.
La sera del 7 gennaio del ‘69, all’età di 38 anni, si ritrova seduta intorno al braciere di casa con le vicine e lì hanno inizio una serie di racconti legati alla sua vita, vissuta interamente in campagna, racconti spesso in dialetto, in un periodo in cui in quella contrada non vi sono né elettrodomestici, né negozi, né altre modernità.
Inizia a raccontare la sua vita tra passato e presente, durante varie sere dell’anno 1969, interrompendo i racconti con momenti di vita vissuta e con condivisione di dolci preparati da lei.
Nel libro sono riportate alcune ricette dei dolci che Felicia preparava e la novena di Natale in dialetto che si cantava di mattina presto prima del sorgere del sole.

L’autrice principale è Giancarla Musarra: figlia di Felicia, nata a San Salvatore di Fitalia il 6 gennaio 1966, e residente a Messina, è laureata in economia e commercio e lavora nell’ambito scolastico.
Nella redazione del testo è stata coadiuvata dalle sorelle Giovanna, Lidia ed Eliana, e dai nipoti.
Questo è il suo primo esperimento di scrittura, fatto per dare continuità alla vita di una donna che ha trasmesso a chi l’ha conosciuta serenità e voglia di vivere.
L’uso del dialetto nei dialoghi all’interno del testo è sembrato quasi naturale, in quanto lingua tipica del paese in cui la protagonista ha vissuto. I racconti sono tratti da spezzoni della sua vita reale così come li ricorda la figlia.
L’arte del racconto orale è stata sempre importante nel corso dei millenni, l’unico modo a tutti permesso per trasmettere la propria storia ai posteri. Questo ruolo, specie in Sicilia, era affidato soprattutto alle donne.

In copertina:
Donna Felicia e sua sorella Concettina.