«C’è qualcosa di magico che caratterizza i ricordi, specie quelli più coinvolgenti. Infatti essi, al contrario di molte altre sensazioni, più si allontanano nel tempo e più si rinvigoriscono e si stagliano nella memoria.
È molto spesso l’infanzia il più importante serbatoio di ricordi che ognuno di noi si porta dentro. È nei primi anni di vita che cominciamo a conoscere il mondo e tutto ciò che sperimenteremo dopo, lo confronteremo sempre con quelle prime sensazioni.
Il mondo che da bambino mi circondava, aveva dei confini alquanto ristretti ma, quel mio piccolo mondo, a me sembrava l’Universo intero. Standomene a casa vedevo, sulla strada sottostante, scorrere la vita.
Oggi sono due sensazioni tra loro opposte che contemporaneamente provo, mi sembra che tutto sia rimasto uguale, ma nello stesso tempo anche che tutto sia diverso da allora.
È il tempo che, similmente a un fiume lento e maestoso, scorre e porta via con sé ogni cosa, ma mai porterà via le memorie che ognuno di noi custodisce».

Ennio Feliciotto è nato nel 1945 a Nizza di Sicilia. Laureatosi presso l’Università degli Studi di Messina, ha insegnato materie letterarie presso più Istituti Superiori veneti e siciliani. Andato in pensione, è andato a vivere nella stessa casa dov’era nato, trovando terreno fertile per rielaborare i ricordi e riportare alla luce il materiale utilizzato in questo scritto.
Con Armando Siciliano ha già pubblicato due romanzi: L’ultimo amore (1997) e L’albero dei tulipani (2003).