«… Quel passato diventa poesia perché è sempre uguale anche se, a ben vedere, è l’unica forma di divenire concessa all’uomo. Perché riproposto per il futuro (per quella vaga forma di futuro che è l’eternità, volevo dire) come unica barriera di senso contro la liquidità del presente che è leopardianamente appressamento della morte. Perché è colto dinamicamente nel momento che precede l’evoluzione (cioè la catastrofe) di quella favola antica che è l’infanzia. Come, per esempio, nella visione di questo pri­mo giorno di primavera, che è l’ultimo giorno di in­fanzia. Come in questo limitar di gioventù, colto un istante prima del suo definitivo scollinamento, in cui la poetessa, dall’ansia in fuga della veglia incerta / … sospesa come a fune ai sogni, ritrova in fondo al pozzo luce alla domanda di sempre, antico interro­gativo e veleno e sostanza di un mondo poetico: prima del buio, troverò la strada? …» (dalla Prefazione di Daniele Liberto).

Lidia Ferrigno, è nata a Vittoria (Rg) nel 1945, ove risiede. Si è laureata in Lettere Classiche e ha insegnato a Vittoria.
Ha pubblicato le raccolte di poesie: La memoria e i giorni (2000), Mare e terra, Monodie in assolo (2012), Le Sirene e altro (2014). Ha partecipato a diversi concorsi nazionali di poesia, conseguendo vari riconoscimenti. Alcune sue poesie sono state inserite in antologie e riviste.

In copertina:
Franz von Lenbach, Portrait of Marion Lenbach, olio su tela, 24×31, Hermitage Museum, San Pietroburgo.