«I mesi trascorsero, mio papà iniziò a far costruire una villa molto carina e comoda, a dieci minuti dalla città, mentre la brina sui campi all’alba apriva le porte all’inverno. Gli animali andavano al loro torpore e gli alberi, già spogli, annunciavano che sicuramente sarebbe stato un inverno stranamente freddo in Sicilia. Avevo avuto il permesso di uscire la domenica pomeriggio e mio papà, sempre troppo severo, mi aveva accordato già tanto. Così quel giorno diventò per me l’attesa più desiderata …». Siamo negli anni Sessanta del secolo scorso, negli anni del boom economico, negli anni in cui una certa voglia di libertà aleggia nell’aria insieme al cambio d’abiti, alle abitudini giornaliere, agli amori … al crollo dei valori!
Ma di quali valori stiamo parlando? Di quelli blaterati dai pulpiti clericali e laici. Di quelli che invece non stavano né in cielo né in terra. Di quelli portati via dal mitico ‘68, dicono ancora gli ignari della storia e del costume, che non hanno vissuto il ‘68, che non hanno vissuto nulla, hanno solo rifiutato tutto ciò che era novità per paura di af­frontarla. Ed in questi conflitti generazionali si dibatte la nostra storia, che parla dell’ignoranza nella cui melma sguazzano i fini dicitori, i moralisti, i creatori di quel nulla che ci sta uccidendo: l’economia, che oggi più che mai domina con i suoi mille travestimenti. Dopo un inverno lungo tantissime stagioni, giungerà finalmente la primavera.

Sonia Campisi nasce a Lucca nel 1966, ma cresce e vive a Siracusa, terra del padre e delle sue origini. Il nonno materno scozzese e la nonna siciliana, si sono conosciuti in Sicilia durante la seconda guerra mondiale e successivamente trasferiti a Lucca. È stata insegnante di scuola materna, ha successivamente conseguito il diploma di maestro d’arte per passione personale, esercitando la professione di fotografa, che ha cessato con il trasferimento a Firenze nell’ottobre del 2004 per seguire il marito, dal quale si è poi separata nel 2007. Adesso vive con i figli in Casentino, in provincia di Arezzo.

In copertina:
Franz Von Stuck, Spring, olio su tela, 1909