Nata nel corso del riflusso sociale e politico degli anni Ot­tanta, Normanna si alimenta di una rete di valori an­tropologici che la costringono ad annega­re in se stessa e nel culto feticistico dell’esperienza umana in chiave individualistica e come prassi consumistica del pro­prio Io. Da sazia e disperata prende ad amare la natura umana che a sua volta “ama nascondersi” (Eraclito), la natura che sembra essere l’espansione di un pensiero violentemente amoroso (Tolstoj). Così ritrova il proprio Sé, lo esalta attraverso la vita emotiva cantata e poetata come ricerca estetica e come dimensione etico-sessuale su cui fondare l’incessante cambiamento umano.

Normanna è una donna senza tempo, la quale ha un volto preciso e univoco, ma al tempo stesso infinitamente indefinibile. È persona e umanità al contempo! Dalla sua immagine fiorisce una “rosa” che ha il profumo di sempre e simboleggia l’invitta natura femminile che pur vessata e mutilata, ara­ba fenice, rinasce, promuove e crea non solo la propria trasformazione identitaria ma quella globale dell’humanitas. Quella trasformazione che tro­va nell’intersoggettività inconscia il collante psi­chico che dà la forza per determinare l’espressione co­sciente del prodi­gioso linguaggio poetico che scardina i “muri” delle divisioni e dei conflitti umani e dipinge l’amore.